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"Scegliere di essere chi si è, è guardare la vita di fronte."

Sal Giampino - Arti e Visioni
Quando la musica diventa “Stramusique” di Sal Giampino

Quando la musica diventa “Stramusique”

La normale respirazione polmonare, addomesticata dalle nostre mamme e, fin dalla nostra nascita, dal nostro “normale orecchio con minimalista tendenza musicale”, ieri sera, alla fine di una serata, qui finora mai proposta e artisticamente indefinibile, ha nettamente spostato, automaticamente, il proprio ritmo, modificando un chiaro e sempiterno punto di vista sulla musica e sul modo di fare musica.

Le chitarre di Sylvain Luc, definirne il numero esatto sarebbe un’illogica standardizzazione e limitazione del pensiero armonico, hanno fatto evaporare, di freschezza e di calore, l’aria attorno a un pubblico basito che non sapeva come reagire ad una messe di suoni sovrapposti, campionati, velocizzati, su cui le trenta dita del famoso chitarrista francese, sistemavano, come con una costruzione di mattoncini Lego, note, spazi, pause, raschi, tamburellii, scintillii, scampanellii, risate, scherzi, che non erano più solo musica, ma come dicevo prima, nuovo punto di vista; nuovo “respiro musicale consapevole” di un modo di fare musica mai ascoltato né visto prima. La conoscenza arricchisce la coscienza attraverso le esperienze e il Guitar Sud Festival, tutto, è stato un’esperienza che chiamare arricchente, sarebbe non eufemistico, ma incongruente con ciò che si è visto e ascoltato in queste tre serate di “non musica”, ma di Stramusique. Chiunque non abbia partecipato a queste tre serate di questa prima edizione del Guitar Sud Festival, non ha perso un’occasione di conoscenza, ma parte di un momento di riconoscimento della propria stessa anima, attraverso la mancata partecipazione di conoscenza. Tutti gli artisti che hanno calcato il palco di questo storico Teatro Impero, hanno trovato il modo di entrare in un rapporto empatico e guaritore delle ferite quotidiane che ogni essere si porta dentro. Come clown di un circo felliniano, fuori da  ogni tempo, hanno saputo condurre lo spirito degli spettatori verso una nuova accezione dello strumento chitarra e della relazione, di un pubblico discente, col proprio Sé. Grazie Christiane Raby, grazie Bernard Scotti, grazie Alain Palumbo, grazie Michele Pantaleo, doppio grazie Giacomo Bertuglia (musicista e direttore esecutivo), grazie Gerard Pansanel, grazie Rémi Plotòn, grazie Joel Allouche, grazie, veramente di cuore, Sylvain Luc. Grazie, infine, a Gianfranco Buffa ideatore, organizzatore e direttore artistico di questo Festival che rappresenta, per Marsala, un nuovo accesso privilegiato alla cultura internazionale, sostenuto dall’Amministrazione Comunale e dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Turismo, nonché da sponsor lungimiranti che hanno agito insieme al pensiero di tutti i cittadini.

Au revoir. Arrivederci.

pubblicato su marsalace.it - Giugno 2013