
Checche' se ne possa dire...
Sono sempre stato del parere che fare, piuttosto che non fare, sia sempre più giusto e producente un'azione di crescita dell'uomo. Stasera mi sono ricreduto. Passare dal pensiero all'azione senza attraversare l'infinito mare della consapevolezza, ritengo possa tramutarsi in un errore fatale.
Un'esperienza che può risultare mortale; morte per gli artisti e morte d'ogni interesse per l'arte da parte di un pubblico già così sparuto (non mi riferisco certamente, fatto artisticamente poco rilevante, al teatro pieno in ogni ordine di posto... Siamo ancora sballottati dalle feste). Dunque, da oggi, il mio motto nello scrivere di chi produce arte sarà lo "spaikliano: Fà la cosa giusta". E mi rivolgo con precisa convinzione all'unico nome di artista che..... mi rimane stasera in mente. La calibrata, precisa, attenta, armoniosa, amalgamante, cosciente Marcella Favilla alla quale, oltre ai miei sinceri e vivi complimenti, mi permetto di indirizzare un suggerimento, da pubblico e da critico: faccia più attenzione nel cercare collegamenti professionistici per emergere nelle nostre lande, non più desolate ma generalmente e generosamente generiche e presuntuose con poche, se non nulle, giustificazioni che possano essere accettate e condivise artisticamente. Lei, l'attrice, ha la forza, il carattere, la preparazione tecnico-recitativa, il portamento del corpo e della voce, e una capace fluidità del gesto, tali da creare quel "confronto drammaturgico" coi colleghi e col pubblico che le può consentire altri palcoscenici, altre regie e altri partner…
A metà strada… ma sarebbe meglio dire "a cavallo" - visto l'argomento trattato - tra cabaret e, sembrerebbe, ironico teatro d'impegno social-politicallycorrect-poetico, abbiamo assistito ad uno spettacolo non spettacolare che ha trasandatamente annaspato nei luoghi comuni e in una ragguardevole dose di banalità omo e bisessualeggianti, dirigendosi verso una sotterranea, e di certo non visibilissima, ricerca di tenerezza dei sentimenti, mai raggiunta per incapacità di renderli forti e vivi, e farli "sentire" ad un pubblico che si è repentinamente annoiato - fin dalle raccomandazioni a sipario chiuso - ad esclusione di due o tre bambinette curiose e perciò sguaiatamente ridanciane, qui capitate per un errore di valutazione, mi auguro non loro ma dei genitori che ricordavano forse il "Corrierino dei piccoli", e dunque presenti ad uno spettacolo che loro poco si addiceva per tematiche e per trattamento. Una ricetta, per scrittura e per impianto scenico, che faceva l'amore con Almodòvar ma che non è riuscita a creare l'incanto relazionale con una platea perfettamente sorda, assente e a tratti, irragionevolmente e immotivatamente disgustata dalla messa in scena che poco rappresentava invece, a mio avviso, quella che poteva finalmente essere la vera crudezza e la forza di un argomento con espressività anche più "pulp" ma che per testarda ricerca di interpretazione testuale non è riuscita a penetrare le nostre orecchie e le nostre meningi per giungere ad un cervello e a un cuore, quasi immediatamente intorpiditi dalla mancanza di sapore ma con una notevole ricchezza di sopòre, complici l'assenza di impianto registico, di invenzioni e di, parolina magica, "novità". In una sola parola di idee. Infine, mi preme sottolineare, ricollegandomi a quanto già accennato, il dislivello tecnico cui abbiamo assistito. Potremmo dire d'aver visto due spettacoli al prezzo di uno, e di questo dovremmo esserne grati, nati dallo scollamento artistico su due piani totalmente incontrollati dalla regia e che sarebbero dovuti rimanere "inaccostati". Da una parte, una commedia su un tracciato gestuale dialettale con sfumature "logicamente" ispaniche, visto che parliamo di sesso trasgressivo, ma fintamente surreali e non "adattate". Dall'altra, la feroce e caparbia professionalità di una sola "attrice e raccontatrice" in scena che ha cercato col proprio ruolo di "coprire" due partner dei quali, perdonatemi, ma ad oggi non mi riesce di ricordare i nomi. Vedremo in futuro. Ce la farò! Se m'impegno, ce la farò. Ma molto dipenderà dal loro, di impegno, dalle idee e da quanto avranno studiato, ricercato, innovato, e "disimitato". Da stasera a quando ciò accadrà. Mi auguro presto.
pubblicato su marsalace.it - Gennaio 2009