Su questo sito usiamo i cookies per migliorare la vostra esperienza di navigazione. Continuando la navigazione sul sito, date il vostro consenso ad accettare i cookies.

Per saperne di più sui cookies che utilizziamo e come disabilitarli, vi invitiamo a visitare la pagina relativa alla nostra Cookie Policy

Vi invitiamo inoltre a prendere visione della nostra Privacy Policy

"Scegliere di essere chi si è, è guardare la vita di fronte."

Sal Giampino - Arti e Visioni
UNDERGROUND CULT -  La nuova frontiera della città. di Sal Giampino

UNDERGROUND CULT -  La nuova frontiera della città.

Serata “Blues”, all’Underground Cult di Marsala. Si respira il fuoco dei migliori anni settanta. Questa città è colma di anime accese, giovani talenti pronti a giocarsi il cuore su note consonanti mandate giù al ritmo provvido dei sorsi anneganti delle birre migliori del mondo.

Anime gentili che col primo boccone di un “John Lennon” - panino caldo e ipercondito di vegetariana volontà eco-compatita - assimilano anche l’energia rosso-bianca di pareti sacrali che percolano di monasteriale, atavico silenzio. Mura addolcite dai volti più amati che assurgono ad una “Ultima Cena Rock” ombrello su chi lo risuona – il rock – stasera e altre sere. Qui, c’è un galleggiare degli spiriti; c’è un meritare la bellezza; c’è il pretendere amore nella coscienza del Sé, senza quel continuo rumore mentale che mente alle menti dicendole incapaci di agire. Qui, i cervelli, in continua e faticosa salita, incontrano l’arte, la musica, l’astinenza dalla paura d’esistere e la ricerca di un pensiero latente che viene colorita da colorate crome energetiche dissolventi la cabala numerologica di stasera: ore 11 dell’11/11/11. Cabala immemore di golemiche gemini torri U.S.A. di un’espressione di vita solo mercantile. In questo punto d’ascolto del “sentire” – nuovo progetto di cultura espandibile – scorrono fiumi di esperienza non coatta verso la pura emozione di vita che non sarà mai solo alcool. “Laurel Canyon”: Pierpaolo Marino, Raffaele Nizza, Dario Li Voti, Niko Valenti fluidificano il blues di Mayall attraverso corde “slowhandiche” e fraseggi letterari di una memoria “Audience” su armonie “Wishboneashiane”. Un cantante dalla voce sofferta, ma splendente di pacatezza, ci ricorda che anche noi abbiamo avuto un Tenco e che le sincopi non sono soltanto attacchi di sfiducia del cuore verso il proprio corpo contenitore, ma anche elementi di una pittura biscromatica che armonizza il talento all’incapacità d’essere Pavarotti. Un dialogo schitarrante, drammatico, disinvolto, struggente, emozionante, sorretto da una tecnica percussoria cosciente d’esserci nell’impossibilità di non esserci, mentre il basso ritmico e ciarliero ha condito di sottile ironia “Jessica”. Serate così meritano attenzione e rivalutazione delle capacità giovanili ad esigere, da se e dai target, rispetto e condivisione. Serata piena, davvero. Dentro e fuori; nel cuore e nell’anima. Ancora più piena di forza e d’amore per questa città che sa sempre donarsi senza drogarsi; senza dividere, ma sapendo sempre sorprenderci. Sia blues o sia rock, ma sia “sicut te ispum”.

pubblicato su marsalace.it - Novembre 2011

Tags: Arte